Narra Ibn Ishaq che all’indomani della fine dell’assedio l’Angelo Gabriele (pace su di lui) comparve all’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) e lo invitò a concludere la sua campagna contro i coalizzati regolando i conti con i Bani Qurayzah.
Nel giro di poche ore gli stessi uomini che avevano presidiato il fossato si ritrovarono in armi attorno alle fortezze della tribù ebrea.
Dopo venticinque giorni di assedio, indebolitii dai dissidi interni capitolarono e aprirono le porte. Il Profeta stabilì che fossero giudicati da uno dei loro antichi alleati, Sad ibn Mu-dh il capo degli Aws di Medina, e secondo le loro stesse leggi. Recita il Deuteronomio XX,10-15:ò Quando ti avvicinerai ad una città per assalirla, proponile prima la pace. Se l’accetta e ti apre le porte, tutto il suo popolo ti sia tributario e soggetto. Ma se essa rifiuta la pace e comincia a farti guerra assediala. Il Signore, Iddio tuo, te la darà nelle mani e allora metti a fil di spada tutti i maschi; ma le donne, i bambini, il bestiame
e tutto ciò che sarà nella città , tutto quanto il suo bottino, portalo via con te e goditi il bottino dei tuoi nemici, che il Signore, Iddio tuo, ti avrà dato." Così avvenne.
Recita il Libro Sublime di Allah:
"Ha fatto uscire dalle loro fortezze coloro, fra la gente del Libro, che avevano spalleggiato i coalizzati ed ha messo il panico nei loro cuori. Ne uccideste una parte e un’altra parte la faceste prigioniera" (Corano XXXIII,26).
La calunnia contro Aisha
Instancabili, gli ipocriti non perdevano un’occasione per nuocere al Profeta e ai Musulmani. Non essendo riusciti a far sì che fosse sconfitto militarmente, approfittarono di una sua vicenda famigliare per cercare di indebolirne il prestigio e l’ autorità.
Durante una spedizione contro la tribù dei Bani Mustaliq, Aisha, che accompagnava il Profeta (pace e benedizioni su di lui), perse la sua collana mentre faceva l’abluzione.
Quando se ne rese conto tornò indietro a cercarla, senza curarsi di nulla. Stava imbrunendo e la partenza era prossima; quelli che erano incaricati di issare la sua portantina sul cammello non si accorsero che era vuota, l’assicurarono al dorso dell’animale e si misero in marcia.
Quando Aisha ritornò non trovò più nessuno. Si sentì abbandonata e pianse, poi la fatica fu più forte e si assopì.
La trovò addormentata un giovane di nome Safwan, che era solito rimanere indietro per accertarsi, una volta apparsa la luce del giorno, che nulla di importante fosse stato dimenticato.
Quando la riconobbe la fece salire sul suo cammello e raggiunsero il gruppo. Appena la notizia si diffuse la gente mormorò, e il peggiore di tutti fu Ibn Ubayy che l’accusò apertamente di adulterio. Altri ipocriti propagarono la menzogna ed essa giunse infine alle orecchie dell’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui). Egli ne fu turbato e si consultò con Ussama ibn Zayd e con Ali
ibn Abi Talib: doveva ripudiare la moglie che amava teneramente?
Ussama si disse convinto della sua innocenza "E’ tua moglie -disse - e io non ne penso che bene ! Ali rispose: "Allah non ti ha imposto restrizioni in materia matrimoniale e le donne sono numerose.
Sempre più perplesso, Muhammad andò alla moschea e si lamentò alludendo a Ibn Ubayy: "Sarei forse ingiusto se chiedessi giustizia contro un uomo la cui calunnia nuoce alla mia famiglia? Giuro in Nome di Allah che non sospetto nessuna infedeltà da parte di mia moglie. La gente denuncia un uomo sul quale non penso nessun male. Quando veniva in casa mia lo faceva solo in mia presenza. La gente si agitò. Quello che feriva il Profeta colpiva tutti quanti dolorosamente. Il capo degli Aws si offrì di uccidere coloro che si erano macchiati di quell’infamia, fosse uno dei loro o uno dei Khazraj. Insorsero allora i Khazraj, volarono parole grosse e i due clan stavano quasi per affrontarsi nella moschea stessa. L’inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) fu costretto
a scendere dal pulpito per calmare la gente e mandarla via in pace.
Pur convinto dell’innocenza della moglie, il Profeta (pace e benedizioni su di lui) era alla ricerca di una prova che la potesse scagionare pubblicamente. Si recò allora presso di lei nella casa di Abu Bakr.
Aisha stessa raccontò l’epilogo della vicenda: "Entrò l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) e si sedette vicino a me. Non lo aveva più fatto da quando si era diffusa la chiacchiera sul mio conto. Per un mese non aveva ricevuto nessuna rivelazione che potesse riguardarmi. Egli disse : "Aisha, ho saputo che dicono di te questo e quello. Se sei innocente Allah lo dimostrerà. Se invece hai commesso un peccato, pentiti e chiedi perdono ad Allah. Quando l’uomo riconosce il suo sbaglio e se ne pente Allah glielo perdona.(...) Ero ancora giovane e non conoscevo molti versetti del Corano, ma potei rispondere: " Giuro in Nome di Allah che voi avete sentito e creduto a quello che dice la gente. Se affermo che sono innocente - e Allah ben lo
sa - voi non mi crederete. Se invece ammetto qualcos’altro - e Allah sa che non c’è stato niente - voi l’accetterete come vero. In tal caso non trovo miglior esempio di quello che disse Giacobbe, padre di Giuseppe: "Bella pazienza ... mi rivolgo a Allah contro quello che raccontate " (.Corano XII,???) (...) Non potevo immaginare che dei versetti del Corano sarebbero stati rivelati per me, così insignificante. Speravo al più che il Profeta vedesse in sogno la mia innocenza. L’lnviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) ricevette la rivelazione e si coprì di un sudore che imperlava il suo viso come in un giorno d’inverno. Quando la rivelazione terminò, il Profeta sorridendo disse: "Ringrazia Allah che ha confermato la tua innocenza, o Aisha. Allah rivelò a proposito di me i versetti 11/14 e altri della sura della Luce.
Dice il Corano: "Invero molti di voi son stati propalatori della calunnia. Non consideratelo un male, al contrario è stato un bene per voi. A ciascuno di essi spetta il peccato di cui si è caricato, ma colui che se ne è assunto la parte
maggiore avrà un castigo immenso. Perché, quando ne sentirono [parlare], i credenti e le credenti non pensarono al bene in loro stessi e non dissero: "Questa è una palese calunnia?È. Perché non produssero quattro testimoni in proposito? Se non portano i [quattro] testimoni, allora davanti ad Allah sono essi i bugiardi. E se non fosse per la grazia di Allah nei vostri confronti e la Sua misericordia in questa vita e nell’altra, vi avrebbe colpito un castigo immenso per quello che avete propalato, quando con le vostre lingue riportaste e con le vostre bocche diceste cose di cui non avevate conoscenza alcuna. Pensavate che non fosse importante, mentre era enorme davanti ad Allah. Perché quando ne sentiste parlare non diceste: "Perché mai dovremmo parlarne? Gloria a Te [o Signore]! E’ una calunnia immensa? Allah vi esorta a non fare mai più una cosa del genere, se siete credenti. Allah vi rende noti i Suoi segni. Allah è sapiente, saggio. In verità coloro che desiderano che si diffonda lo scandalo tra i credenti, avranno un doloroso castigo in questa vita e nell’altra". (Corano XXIV,11-19)